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Charles-Quint : son abdication, son séjour et sa mort au Monastère de Yuste
Mignet, François-Auguste
Descrizione Seconda edizione originale / Deuxième édition - Volume rilegato in mezza pelle con titolo in oro al dorso, xvi-472 pagine. Ordinarie fioriture alle carte, ma testo sempre ben leggibile ed esemplare complessivamente ben conservato nelle sue legature salde.
Categoria: Antiquariato
Parole chiave: Storia Moderna Carlo V D'asburgo Carlo V imperatore (I come re di Spagna , II d'Ungheria e IV di Napoli). - Figlio (Gand 1500 - San Jerónimo de Yuste 1558) dell'arciduca d'Austria Filippo il Bello (perciò nipote dell'imperatore Massimiliano d'Asburgo) e di Giovanna la Pazza (figlia di Ferdinando d'Aragona e di Isabella di Castiglia) , divenne a soli sei anni , per la morte del fratello e della sorella maggiore della madre , come pure di quella del padre , erede non solo dei Paesi Bassi ma dell'Aragona e della Castiglia. Passò i primi anni della sua infanzia a Malines e a Bruxelles , dove la zia Margherita d'Austria , reggente dei Paesi Bassi , gli fece impartire un'accurata educazione dagli umanisti spagnoli Juan de Vera e Luis Vaca e da Adriano , decano di Utrecht (futuro papa Adriano VI). Crebbe in mezzo alla nobiltà fiamminga , verso la quale dimostrò particolare attaccamento anche dopo la sua ascesa al trono di Spagna. Diventato infatti nel 1516 , alla morte di Ferdinando il Cattolico , re di Aragona e di Castiglia , si recò in Spagna per prendere possesso dei suoi reami , ma la rapacità del suo seguito formato quasi esclusivamente di Fiamminghi e la sua incomprensione per quel conglomerato d'istituzioni e di elementi contrastanti ch'era la Spagna , lo rese tutt'altro che gradito ai nuovi sudditi. Questo malcontento verso l'atteggiamento del nuovo sovrano si manifestò nelle adunanze delle Cortes , che opposero ostacoli di ogni genere al governo di C. nel timore che egli volesse esautorarle e conferire le più alte cariche dello stato a uomini della sua terra natale. Quando poi nel 1519 , in seguito alla morte del nonno Massimiliano , C. lasciò temporaneamente la Spagna , affidando la reggenza in Castiglia ad Adriano di Utrecht , per porre la propria candidatura alla corona imperiale , scoppiò la cosiddetta rivolta dei comuneros/''>comuneros , che tuttavia ben presto fallì a causa della defezione della nobiltà e del clero/''>clero dal movimento insurrezionale allorché questo minacciò di assumere un carattere sociale. L'incoronazione di C. ad Aquisgrana , che ebbe luogo il 23 ott. 1520 e alla quale C. giunse dopo lunghe trattative con i principi elettori dai quali ottenne , con molto oro , il conferimento della dignità imperiale , mise tutt'a un tratto il nuovo Cesare di fronte a gravi e ardue responsabilità politiche: egli era ormai impegnato a fondare un'egemonia europea. Contro questo sovrano non più fiammingo o spagnolo , ma europeo , la Francia si difese: Francesco I , che invano aveva tentato di contrastare a C. l'ambita corona , si trovava circondato da ogni parte dai possedimenti del rivale , che liberamente poteva , a suo beneplacito , attaccare nello stesso tempo la Francia dalle Fiandre , dai Pirenei , dalle Alpi e lungo il Reno. Per liberarsi da questa morsa Francesco , allegando a pretesto i suoi diritti sul ducato di Milano , iniziò nel 1521 quella serie di guerre contro C. che si trascinarono quasi senza soluzione di continuità , fino al 1544 e continuarono anche sotto il regno di suo figlio Enrico II. La prima guerra (1521-25) , terminata a favore dell'imperatore con la vittoria di Pavia (24 febbr. 1525) , dove lo stesso re Francesco I fu fatto prigioniero , fu ben presto seguita da un'altra campagna , che vide alleati contro C. il re di Francia , papa Clemente VII e la maggior parte degli stati italiani. Ancora una volta l'imperatore riuscì vittorioso. Lo stesso pontefice , rinchiuso in Castel Sant'Angelo dalle orde dei lanzichenecchi del Frundsberg , dovette venire a patti e i trattati di Barcellona (1529) e di Bologna (1530) assicurarono finalmente a C. un periodo di pace. C. stesso venne in Italia per compiere l'antico rito medievale: a Bologna il 22 ed il 24 febbr. 1530 Clemente VII gli pose sul capo rispettivamente la corona ferrea e quella imperiale. Nel frattempo in Germania era dilagato il movimento luterano. Ma C. , tutto preso dalla lotta contro Francesco I , non poteva assumere contro i protestanti un atteggiamento troppo energico che avrebbe potuto facilmente suscitare un nuovo focolaio di guerra rovinosa. Anche per consiglio del suo cancelliere Mercurino da Gattinara , l'imperatore si mostrò propenso alla riunione di un concilio generale , dove tutte le divergenze di carattere teologico ed ecclesiastico potessero essere esaurientemente dibattute , contrario invece a qualsiasi misura/''>misura che significasse condanna preventiva del luteranesimo. Cercò egli insomma di mantenersi in una posizione d'equilibrio che non urtasse eccessivamente i principi protestanti. D'altra parte l'atteggiamento di Clemente VII , che si era alleato contro di lui con il re di Francia , costituiva una giustificazione più che plausibile alla sua condotta blanda verso coloro che erano considerati eretici dalla S. Sede. Pertanto C. , pur rimandando al futuro concilio generale qualsiasi definitiva determinazione sulla controversia religiosa , permise nel 1526 (dieta di Spira) ai luterani il libero esercizio della loro confessione. Solo dopo la riconciliazione col pontefice C. tentò di ritogliere quanto aveva elargito , ma di fronte alle proteste dei luterani , unitisi nella lega di Smalcalda , e al pericolo di una guerra in Germania , non insistette nella sua pretesa. Dal 1530 al 1535 C. poté infine , dopo dieci anni di guerra , dedicarsi al riordinamento dei suoi stati , la cui decadenza economica , unita a un'inefficiente organizzazione fiscale , aveva sempre condizionato la sua dispendiosa politica europea. Nominò reggente dei Paesi Bassi la sorella Maria; fece proclamare re dei Romani il fratello Ferdinando , al quale fin dal 1522 aveva ceduto i possedimenti asburgici tedeschi; promosse in Italia la costituzione di una lega tra gli stati della penisola , lega alla quale aderirono anche il pontefice e Venezia e che gli era garanzia di pace , poiché altri due importanti stati della penisola gli erano assai obbligati , Genova con Andrea Doria , e Firenze , ove C. aveva ricondotto i Medici con la forza delle armi. In questo stesso periodo egli decise , sensibile alle sollecitazioni soprattutto spagnole , di affrontare la questione dei Turchi , che si facevano sentire non solo in Ungheria , lungo il Danubio , ma proprio nel Mediterraneo , divenuto a causa delle scorrerie dei Barbareschi una strada marittima spesso infida. Dopo l'occupazione di Tunisi da parte del temuto pirata Barbarossa , C. nel 1535 organizzò una spedizione , alla quale parteciparono , salvo Venezia , quasi tutti gli stati italiani: Tunisi fu presa d'assalto e il Tirreno e il Mediterraneo occidentale per un certo tempo furono liberati dai pirati. Ma il ducato di Milano continuava a costituire il pretesto giuridico delle lotte tra C. e Francesco. Due nuove guerre ne furono causate: l'una nel 1535 , alla morte dell'ultimo duca sforzesco , Francesco II; l'altra nel 1542 , sorta in seguito all'investitura del figlio di C. , Filippo. Ambedue queste campagne furono favorevoli all'imperatore (anche se con la pace di Crépy del 1544 la Francia ottenne condizioni relativamente favorevoli) e Francesco I , con le sue abituali riserve mentali , dichiarò ancora una volta di rinunciare a qualsiasi diritto sul ducato. Nel 1546 , quando ormai a Trento era stato aperto il concilio , C. stimò giunto il momento di risolvere con la forza la questione protestante. Radunato un esercito , la guerra procedette in maniera assai propizia fino alla vittoria di Mühlberg (1547) , ma , di fronte alla successiva ostilità papale , che per quella vittoria che colpiva gli autonomisti germanici sentiva farsi più pesante il giogo cesareo sull'Italia , l'imperatore preferì ancora una volta ripiegare sulla politica del compromesso , concedendo forti garanzie ai protestanti. Onde lo sdegno e le proteste di Paolo III , colpito anche personalmente dall'uccisione del figlio Pier Luigi Farnese , fatto duca di Parma e Piacenza nel 1545 , e soppresso , per il suo atteggiamento antispagnolo , col tacito consenso di C. La politica imperiale europea era comunque fallita: contro la Francia , che si era valsa all'ultimo del valido appoggio di Maurizio di Sassonia; contro la Germania che rifiutava l'imposizione d'un accentramento monarchico; contro la ripresa turca e contro gli altri infiniti particolari problemi europei e coloniali , che avevano reso la sua politica così complessa , a volte perfino contraddittoria , egli mostrò ormai una sua tetra stanchezza. Aveva tentato d'imporsi , animato da volontà tenace e da un profondo senso del dovere , quasi di una missione , all'Europa , le cui sorti il destino gli aveva affidato: ma i particolarismi e la varietà delle condizioni religiose , nazionali , economiche gli avevano opposto difficoltà insormontabili; né sempre , del resto , egli si era reso conto della complessità dei varî problemi. Ritiratosi a Bruxelles , lasciò al fratello Ferdinando la cura di comporre le cose di Germania; poi nel 1555 abdicò al governo dei Paesi Bassi e l'anno dopo a quello delle terre spagnole , a favore del figlio Filippo II
Edito da: Paulin, Lheureux et Cie (Paris) anno 1854
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