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Gli ebrei dell'Europa orientale dall'utopia alla rivolta

Brunazzi, Marco - Fubini, Anna Maria (a cura di)

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Descrizione Brossura editoriale di xiv-241 pagine; indice dei nomi in fine. Contributi di Bunzl, Colucci, Diner, Erlich, Finzi, Frankel, Gebert, Getzler, Herman, Kriegel, Levi, Levin, Marchesani, Meghnagi, Mortara Di Veroli, Nicoletti, Novitch, Picchio, Poliakov, Sandauer, Vaccarino, Zaslavsky. Segni del tempo non gravi alla copertina, peraltro ottima copia di un testo non comune -- La storia degli ebrei ha solcato con un destino spesso tragico e sempre singolare la storia d'Europa. Cosi è stato anche nella storia recente che ha assistito alle manifestazioni più aberranti dell'antisemitismo e, nello stesso tempo, al coronamento dell'antico sogno di una patria ebraica. In questi ultimi cent'anni liberalismo, nazionalismo, socialismo hanno visto nel mondo ebraico, di volta in volta, un alleato, un critico, un nemico; comunque un punto di riferimento inquietante, rivelatore di contraddizioni, anticipatore di nodi storici talora irresolubili. Basti pensare ai profondi dilemmi che si celano nell'incomprensione del giovane Marx per la "questione ebraica"; ai germi dell'odio razziale lasciati in eredità dalla lunga e dolorosa crisi del processo Dreyfus nella democrazia occidentale; ai rapporti burrascosi tra i marxisti ebrei del Bund e Lenin; a quel "socialismo degli imbecilli" (per dirla con Bebel) che sfocerà non solo nella Germania hitleriana nel regno del terrore, nella persecuzione e nell'annientamento dell'ebraismo; ma anche al motto troppo rassicurante del movimento sionista che definiva la Palestina "una terra senza popolo" ideale appunto per "un popolo senza terra". È toccato agli ebrei dell'Europa orientale, più che ad altri, rivelare sulla loro pelle queste drammatiche contraddizioni che nel corso della storia si sono sviluppate. Ad essi toccò di costituire il primo movimento operaio ebraico organizzato: quel Bund che sarà l'interlocutore critico di Lenin, il quale - pur denunciando i pogrom dello zarismo - esprimeva tutta intera la diffidenza della Seconda Internazionale verso il permanere di una questione nazionale irriducibile all'interno della lotta di classe. Si passò cosi dalle polemiche fraterne ma aspre fra il Bund ed i socialisti russi, dall'armata sionista-socialista di Ber Borochov che combatté a fianco dell'Armata Rossa; dalle grandi speranze di far coincidere specificità ebraica e cittadinanza rivoluzionaria, ad un sempre più ipocrita riconoscimento di una "nazionalità", senza territorio e senza autonomia, sino alla prospettiva derisoria e crudele di un "focolare nazionale" escogitato da Stalin in una remota landa siberiana, preludio di una politica ufficiale di discriminazione e persecuzione. E intanto ai confini del "socialismo in un solo paese" il morbo nazionalfascista aveva invaso l'Europa orientale. I nuovi stati sorti dalla disgregazione dell'impero austro-ungarico coltivavano un nazionalismo esasperato che trovò nell'antisemitismo la sua più cruda espressione, sinché il nazismo, vittorioso in Germania, portò al parossismo l'odio antiebraico e lo riversò, negli anni tremendi della seconda guerra mondiale, nei territori invasi e occupati dalle sue armate. Fu dal ghetto di Varsavia che venne la testimonianza sconvolgente ed eroica che era possibile ribellarsi, impugnare le armi contro il nazismo, anche al di fuori degli apparati statali e degli ordini di governi ed eserciti organizzati, dando voce e forza alla collera e alla disperazione di un intero popolo coinvolto nella tragedia collettiva. Gli ebrei polacchi si fecero cosi antesignani, nell'aprile 1943, della resistenza armata contro il nazismo, primi fra tutti ma anche soli e abbandonati a se stessi. (Valerio Castronovo)

Categoria: Storia Altre Aree

Parole chiave:

Edito da: Edizioni di Comunità (Milano) anno 1985

Condizione:

Dimensione: 22.5

ISBN: 9788824502177

Prezzo: € 24.00

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